DRESS CODE

(Photo by il pagante, Instagram)

È da Gennaio che nelle nostre radio è stata lanciata una nuova canzone: “Dress Code” de Il Pagante (un gruppo composto da Roberta Branchini, Federica Napoli e Eddy Veerus) in collaborazione con Samuel Heron.

TESTO:
Zarri anni '90 con la mutanda di Calvin Klein
Anni che sono in sbatti per il party di Philipp Plein
Modelli escono come zombie dalla copertina di Vanity Fair
Tutti total black, ma che cazzo è,
sembra che rubate dall'armadio di Bruce Wayne
 Alla sfilata di Moschino
C'ho stile il vestito sportivo mi ostino ad entrare
Mi guardano male, mi balzano giuro che faccio un casino
Sto con lo stylist che dice stai là, sto nello store di Stone Island
Stonato da quattro Long Island,
come sta, come sto, non lo so sembro China
Sai è un anno che aspetto questa fashion Night
E nel guardaroba ho solo tute off white
Alla selezione all'ingresso
Io me ne sbatto del tuo dress code
(dr-dress)
Me ne sbatto del tuo dress code
5, 6, 7, eh
Samuel Heron mica Enzo Miccio
In mezzo a 'sti rapper siccome spicco
Ora va di moda e fai quello ricco
Ma poi piangi come lenticchio
Aah, metto l'oro tipo un faraone
Con sotto la tuta da vero cafone
Con quella maglia di Gucci tarocca
sì nu bell' scarrafone
Brilli come un lampione si ma non sei Lady Gaga
È papi che paga le Balenciaga
Perché alla sfilata sennò chi ti caga, wo-oh
Quelli accampati che fanno la fila
Con la tenda sì dal giorno prima
Quel giappo-cinese che spende duemila
Mio nonno direbbe "ma andate per figa"
Oggi che mi metto non lo so
Mi guardo allo specchio e dico boh
Fuori dai locali non ci sto
Stupido dress code
 Sta blogger racconta un sacco di palle
Posta la foto 2k di scialle
Dalle stelle alle stalle
Fai la brava che l'hai presa a Serravalle
 (dr-dress)

Come si nota dal testo, è una canzone inerente al mondo della moda, più che altro è una presa in giro proprio a questo e soprattutto al trash dei look sfoggiati da alcuni giovani d’oggi. Lo stile prediletto da questi questi ragazzi è, in fin dei conti, quello tamarro: sovrapposizione di capi, giacche e maglie enormi o estremamente attillate, pantaloni o jeans strappati, sneakers, colori accesi, fantasie improbabili, monili esagerati e brillanti; il tutto rigorosamente firmato. L’importante non è la bellezza dei capi in sé bensì la firma, lo scopo è proprio quello di vestirsi firmati “dalla testa fino ai piedi” come si suol dire a Gela. Non importano le regole di utilizzo di determinati capi, vestono come gli pare e piace in qualsiasi occasione d’uso, da qui la frase del ritornello cantata da Roberta Branchini: “io me ne sbatto del tuo dress code”

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